“Oggi la benzina è rincarata” *

Con buona probabilità è l’automotive il territorio progettuale che più di qualunque altro mette alla frusta il sapere dei designer. Dal lontano1886, quando Karl Benz depositò il brevetto della sua invenzione, il numero di variabili che il progettista deve prendere in considerazione è cresciuto in modo esponenziale. Prestazioni, affidabilità, crescita della sicurezza attiva e passiva sono il mantra che ha guidato lo sviluppo tecnologico lungo tutto il Novecento; mentre nel nuovo secolo il traguardo da varcare è la soglia delle “zero emissioni”.

Le difficoltà non finiscono qui. Un conto è il restiling di una serie di successo, ben altro è progettare un nuovo modello. Significa mettere sul piatto centinaia di milioni di euro. Un rischio imprenditoriale che neppure i sofisticati strumenti di indagine al servizio delle Case automobilistiche possono azzerare. Simulazioni e ricerche di cui era privo l’ingegner Giacosa quando gli chiesero di bissare il successo ottenuto con la “600”. Si trattava di progettare – questa la richiesta dei vertici Fiat – una vettura semplice, robusta e affidabile il cui prezzo di vendita fosse alla portata della fascia di popolazione la più ampia possibile.

La “Nuova 500” Fiat – questo il nome della vetturetta firmata da Dante Giacosa – fu lanciata nel 1957.

Gli inizi non furono travolgenti: il primo modello della serie era più che spartano. Furono introdotte piccole modifiche agli interni e al motore e fu il successo che ben conosciamo. Negli gli anni 1965-’72 fu un boom di vendite ininterrotto. Quando fu messa fuori produzione si calcolò che furono ben 3,8 milioni le vetture vendute.   500 Fiat: semplice, affidabile, funzionale, economica. Scordavamo, anche bella. Insomma, la manifestazione epifanica dei principi del design. A conferma di ciò, il progetto valse all’ingegner Giacosa il “Compasso d’oro” nel1959. E’ triste dirlo, tuttavia siamo in molti a pensarlo: oggi le auto si assomiglino un po’ tutte. Brand storici vengono assorbiti da vertiginose quanto inevitabili concentrazioni industriali e si riducono gli spazi dell’invenzione concettuale (per non parlare di quella visiva). La rivoluzionaria “macchina che ha cambiato il mondo” si è conformata allo spirito del tempo. Da oggetto del desiderio che prometteva libertà e avventura, è divenuta una quieta signora di mezz’età la cui sola preoccupazione è non creare eccessivo disturbo.

* Verso tratto da “La Topolino amaranto” (Paolo Conte)