Ballo&Ballo, fotografare il design

Achille senza Omero, Cleopatra senza Shakespeare? Se la domanda vi pare aulica, provate a immaginare il calcio senza un Brera e il tennis orfano di Clerici. E converrete che il rapporto tra evento e narrazione è stretto come quello che lega madre e figlio. Al punto che il più delle volte la narrazione è infinitamente più alta (più nobile) dell’evento in sé.

È ciò che è accaduto a Aldo e Mariarosa Toscani Ballo, gli artefici dello studio Ballo&Ballo. Intendiamoci, gli “eventi” oggetto della loro narrazione – gli straordinari oggetti progettati a cavallo tra gli anni ’60 e ’90 – avrebbero avuto notorietà e lustro anche senza il lavoro dei Ballo. Ma è indubbio che la concezione estetica di Aldo e Mariarosa ha contribuito (e quanto) a creare quella cosa impalpabile, difficile da definire e ancor più difficile da riprodurre, che si chiama aura. La loro idea di rappresentazione della realtà è riuscita a restituire all’oggetto il carattere individuale – l’unicità – propria dell’opera d’arte.

Detto alle spicce: il mondo della fotografia industriale si divide in prima e dopo Ballo. Rompendo con la tradizione dei pesanti fondi colorati, gli oggetti e gli arredi vengono ripresi rigorosamente su limbo bianco. Così il limbo bianco e le immagini pulite e raffinate diventano la cifra stilistica dello studio e in pochissimo tempo anche la “firma visiva” del design italiano d’autore.

Qualche nome: Alessi, Brionvega, Olivetti, Pirelli.

Per quanto riguarda la fotografia d’interni, i Ballo applicano lo stesso rigore degli scatti realizzati in studio. “L’illuminazione è quella ambiente con solo una luce fotografica non diretta come schiarita. Il banco ottico o la fotocamera è situato al centro dell’ambiente in asse o nell’angolo seguendo la sua bisettrice, gli accessori sono pochi ed essenziali”. Aldo e Mariarosa collaborano anche con le più importanti riviste di architettura: tra le quali Abitare, Domus, House & Garden, Ottagono, Stile ed Industria; per “Casa Vogue”, con cui collaborano continuativamente, realizzano anche buona parte delle copertine.

Osservate i loro scatti: appaiono privi di tempo. Solo l’oggetto fotografato assume la funzione di marcatore di un’epoca trascorsa:  quella radio, quella macchina per scrivere, quel bollitore, quel vaso… Oggetti che tuttavia non smettiamo ad amare: la bellezza assume le sembianze dell’eterna giovinezza. Gli dèi dell’Olimpo ci sorridono.